Dovrebbe essere il porto sicuro dove i bambini si rifugiano dai pericoli della società, invece a volte la famiglia diventa il luogo più pericoloso per alcuni di loro.
Questo il dato allarmante emerso il 14 maggio alla presentazione dell’Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia prodotto da Cesvi, che si è tenuta a Roma nella prestigiosa cornice di Palazzo Theodoli Bianchelli alla Camera dei Deputati.
Nel mondo, dati del 2015, risulta che circa 1,7 miliardi di minori hanno subito una qualche forma di violenza interpersonale, e nella sola Europa si arriva a circa 55 milioni di bambini. Un numero addirittura sottostimato visto che l’OMS ha calcolato che solo un caso su dieci viene denunciato: gli altri nove restano nel silenzio più totale.
I maltrattamenti risultano essere di diversa natura: vanno dall’abuso sessuale, alla trascuratezza fisica ed emotiva, dall’assoggettamento ad una disciplina violenta agli abusi verbali e psicologici. E se questi dati già da soli fanno venire i brividi, diventano ancora più inquietanti nel momento in cui si scopre che il luogo dove questi maltrattamenti avvengono è la famiglia.
Invece di essere il luogo per eccellenza sinonimo di protezione, di fiducia, di amore e crescita per tantissimi bambini le mura familiari diventano luogo di terrore e di paura. E ancora prima di immaginare la sproporzione di forze tra maltrattante e maltrattato, ciò che colpisce è proprio il tradimento della fiducia che il bambino vede infrangersi in modo così burrascoso e incomprensibile da creare, inevitabilmente, un pericoloso circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale di violenza. Quei bambini che oggi vivono sopportando un pesante fardello di dolore non solo fisico, ma soprattutto psicologico, scaricheranno da adulti il proprio disagio sui propri figli.
Come può crescere, maturare e svilupparsi un bambino che vive nel terrore, nella paura, nell’isolamento nel periodo più importante e formativo della sua vita se proprio nel luogo dove dovrebbe ricevere amore e protezione, subisce maltrattamenti e vessazioni?
Sono situazioni delicatissime che hanno necessariamente bisogno di un aiuto esterno di tipo psicologico e assistenziale perché, per tirare fuori i minori dal loop in cui si trovano, è fondamentale sostenere la famiglia nel suo insieme.
La fotografia del Cesvi ha mostrato un’Italia che prosegue a due velocità: al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta dei servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. La Campania anche nel 2019 risulta essere ultima in classifica mentre l’Emilia Romagna si conferma come la regione italiana con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di servizi offerti.
Sull’intero quadro presentato, inoltre, sale l’ombra della povertà vista non solo nella sua accezione più strettamente economica, ma in una prospettiva multidimensionale che comprende la povertà emozionale, relazionale ed educativa. La povertà economica, di per sé non è indice di maltrattamenti perché questi avvengono trasversalmente in tutte le classi sociali, perché la povertà è la mancanza di serenità, di istruzione, di salute, di benessere. Difficile trovare una chiave di lettura univa, dichiara la dottoressa Giovanna Badalassi, ricercatrice Cesvi.
È necessario intervenire in modo preventivo investendo sulla famiglia, adottando politiche strutturali di medio e lungo termine ricordandosi che ogni bambino che, in questo momento, viene maltrattato in silenzio all’interno della sua famiglia, quasi sicuramente diventerà un adulto con problemi di adattamento sociale, di disturbi psicologici, predisposto all’abuso di droghe che, a sua volta, ripeterà i maltrattamenti e lo stile di vita vissuto sulla propria pelle.
Dall’intervento globale della mattina scaturiscono 4 raccomandazioni finali:
E nell’attesa di veder produrre una Legge Quadro in grado di intervenire in modo strutturato e sistematico ridimensionando questa grave situazione, ben vengano iniziative come quella di Cesvi. Nata a Bergamo nel 1985 è una organizzazione laica e indipendente, impegnata in Italia e nel mondo per garantire ai bambini un’infanzia piena e felice, attraverso le Case del Sorriso, luoghi dove offrire protezione, cure e opportunità formativa ai minori in difficoltà oltre a servizi per le famiglie e la comunità.
In concomitanza con la presentazione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’Infanzia in Italia è partita, infatti, la campagna di comunicazione social volta a sensibilizzare con un decalogo delle piccole mosse per dare il meglio come genitori.
Sono piccoli e importantissimi gesti che risultano essere preziose pillole per accompagnare il percorso di crescita dei nostri bambini. Perché non dobbiamo mai dimenticare che tutti i bambini hanno il diritto di vivere serenamente la propria infanzia.


